Aedes Portuni
In piazza della Bocca della Verità a Roma, tra le eterne rovine del Velabro guardando verso il fiume Tevere, tra i colli del Campidoglio e del Palatino, uno degli antichi edifici che cattura subito l’attenzione è il Tempio di Portuno, dedicato al dio romano Portunus, protettore dei porti fluviali e delle porte. Corrispondente alla divinità greca Palemone era uno dei dodici flamini minori, il flamine portuale che accoglieva i navigatori del Tevere a Roma, tra ponte Emilio e il Foro Boario.
La sua festa era chiamata Portunalia e veniva celebrata dagli antichi romani il 17 agosto.
Tra i monumenti meglio conservati dell’antica Roma, questo tempio ha le sue radici nel III secolo a.c. ma è tra l’80 e il 70 a.c. che, con la riqualificazione della zona e la costruzione di Ponte Emilio – oggi ponte rotto – la struttura assume la forma giunta fino a noi. Nel 872 d.c. divenne una chiesa cristiana perdendo parte dei suoi marmi ornamentali ma acquisendo la chiusura in muratura delle colonne, permettendone l’ottima conservazione nei secoli. Nella trasformazione monoteista inizialmente il tempio fu ribatezzato a Santa Maria de Gradellis, salvo poi mutare l’adorazione a Santa Maria Egiziaca, ex cortigiana protettrice delle prostitute. Questo fatto provoca ancora dibattito nel mondo accademico su un possibile collegamento tra le origini pagane del tempio con la sua rinascita cristiana. Dentro il tempio ancora si possono ammirare affreschi dell’VIII secolo che simboleggiano la vita di Maria secondo i vangeli apocrifi, S. Basilio, Zosimo e Maria Egiziaca.
Tra il 1916 e gli anni venti venne restaurato e riconsegnato al popolo italiano come monumento storico nazionale. Semi-sconosciuta meraviglia tra le tante che decorano la nostra penisola con la forza della storia di Roma.
Andrea Bonazza
Foto: AndreaBonazza, giugno 2020
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