Evadendo per l’ennesima volta da questi stupidi Lockdown, ho approfittato del viaggio Bolzano – Roma, Roma – Bolzano, per leggere il nuovo libro di Emanuele Fusi edito da Altaforte edizioni. Tramonto a Addis è un romanzo coinvolgente e, sicuramente, insolito per la cosiddetta “area” culturale nonconforme; fin dall’inizio del libro il lettore si trova infatti spaesato nei meandri della mente di Marco, il protagonista della storia, che proviene da tutt’altro ambiente politico rispetto alla gran parte dei lettori che si apprestano a leggere il libro. Marco è un uomo di mezza età, impegnato politicamente con il PD e molto attivo nel sindacato CGIL nel quale ha fatto carriera. Cosa ci azzecca tutto questo con Altaforte edizioni e con il titolo stesso del romanzo? vi chiederete… in realtà moltissimo! tant’è che Fusi ha trovato per questa pubblicazione una chiave di lettura davvero interessante per affrontare le varie tematiche politiche e sociali proposte dall’autore: partendo da una vita noiosa e a tratti fantozziana vissuta dal protagonista, il cui ideale, negli ultimi anni, si scontra continuamente con la realtà di avvenimenti ben lontani dai suoi sogni utopici coltivati fin dai collettivi universitari. Marco è sposato con una donna cubana, anticastrista, che lo lascia a causa della sua inettitudine sul piano amoroso e sessuale e dalla quale ha avuto un figlio mulatto che muoverà i suoi primi passi adolescenziali nel mondo di quella droga che, nella visione politica di Marco, dovrebbe essere legalizzata. Una serie di sfortunati eventi porteranno il protagonista a voler rompere con la monotonia metropolitana romana per approdare in una terra per lui completamente nuova; quell’Africa – orientale – tanto osannata dalla cultura sinistroide che ne canta e ne mistifica i bisogni. Ma sul campo Marco scoprirà che in realtà la visione occidentale e, nel suo caso, radical chic, è ben diversa da ciò che pensano gli abissini. Per le popolate strade di Addis Abeba infatti, il compagno italiano incontrerà Afrat, giovane prostituta etiope di etnia oromo, che lo accompagnerà in questa esperienza immersa nel piacere sessuale e, contemporaneamente, nella tradizione di un Paese ancora fortemente identitario, legato a quella religione che l’ateo Marco ha sempre scientificamente criticato. Un viaggio nei luoghi più magici, più e “meno-ospitali” di un Etiopia che, da Addis Abeba ai Monti Simian, attraversando il deserto salato Danakil e giungendo fino al cratere del vulcano Dallol, si trascina ancora le ferite di guerre etniche, schiavitù, colonialismi, guerre civili violentissime e una dittatura comunista che metterà Marco faccia a faccia con le proprie convinzioni ideologiche sempre più vacillanti. Tra antichi miti semiti del regno di Axum, da re Salomone alla regina di Saba, che vogliono la vera Arca dell’Alleanza in Etiopia dove l’imperatore Ezana si convertì al Cristianesimo, Emanuele Fusi ci racconta nei dialoghi e nei pensieri dei protagonisti la storia di una terra a noi così lontana ma al contempo così vicina – 5 ore di aereo – che, a differenza dell’Italia progressista di Marco, ha conosciuto da vicino le peggiori forme di un regime comunista, quello del Negus Rosso Menghistu, che con i soldati del Derg si stima abbia causato oltre mezzo milione di morti tra i suoi oppositori.

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